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Dall’occhio attento di un palato fine la recensione è arrivata pochi minuti. Subito dopo aver concluso l’esperienza dei sensi che Alba, città del cuneese, patria del tartufo, riesce a dare. «La cucina italiana – ha scritto – è amata dai clienti del ristorante Osteria dell’Arco. Qui gli ospiti possono gustare pasti deliziosi e assaporare ineguagliabili filetto americano, ravioli e vitello tonnato. Gli ottimi panna cotta, tiramisù e parfait ti impressioneranno al primo assaggio. Qui si possono degustare dei deliziosi vino, cordiale o michelada. Fantastici caffè espresso o caffè macchiato sono tra le cose da bere ordinate più spesso in questo ristorante. Il fichissimo personale lavora duramente, ha un atteggiamento positivo e rende questo posto fantastico. Questo posto offre ai suoi visitatori un encomiabile servizio. I prezzi sono popolari in rapporto alla qualità. Parecchi clienti evidenziano che il carinissimo arredamento è molto gradevoli. Questo ristorante è una selezione Michelin e ha ottenuto il premio di 1 forchetta nera: secondo l’opinione degli ispettori questo significa che Osteria dell’Arco assicura un’atmosfera piuttosto rilassante».
di francesco de rosa
All’Osteria dell’Arco ci arrivi perché già sai. Perché sei nel centro storico di una delle città più note al mondo in tema di tartufi. E sei nelle langhe. Io ci sono arrivato una sera con due chef stellati, Marc Lanteri e Andrea Canton prima di un evento grandichef.com a Grinzane Cavour. Sarà per questo che sull’Osteria dell’Arco si son scritti fiumi di parole tutte ispirate. Come quelle di Oriana De Renzo. «Ci sono luoghi – ha scritto – in cui dove vai, vai, cadi sempre bene. Le langhe in questo senso sono una certezza ma per essere sicuri di cadere in piedi e sempre al top, ecco il posto che non potrete mancare: l’Osteria dell’Arco nel centro di Alba. Se fosse a Milano e non a un’ora e mezza di strada, sarei sempre lì a fare il pieno di bontà (e comunque, ovunque voi viviate, venire a mangiare qui è necessario almeno una volta all’anno). Semplicemente irrinunciabile».
Presidio slow food certificato, manderà le vostre papille gustative in estasi… davvero non ha nulla in meno di un ristorante stellato! Il menù varia a seconda della stagione e della disponibilità dei fornitori quasi tutti a km zero. Iniziamo con ordine, anche se è difficile mantenere un ordine rigoroso alla bontà! Qui un antipasto diventa un secondo in un battito di ciglia e il menù degustazione è disponibile anche per singola persona (senza che debba ordinarlo l’intero tavolo). Semplicità, tradizione e accoglienza a completare l’esperienza.
I richiestissimi Tajarin 40 tuorli al burro d’Alpeggio con formaggio grattugiato (fresco e buono come quasi mai capita) sono semplicemente divini. Elementare fare un piatto così buono? Può essere… Ma assaggiatelo prima e replicatelo, poi potrete commentare. Raviolini del plin rigorosamente fatti in casa.
La tartare di Fassona saporita, buona, pulita e accompagnata a una insalata russa che boh, “l’originale è davvero così buona?”. La cipolla dorata, cotta al sale rosso e gratinata al Raschera e tartufo nero… non ve la commento neppure, immaginatela. Il Vitello tonnato (ah era un antipasto), il prosciutto di maiale cotto da loro con focaccia e insalata russa, la guancia di vitello stracotta al vino rosso, la tagliata di Fassona o il coniglio arrosto valgono davvero la pena di scegliere il secondo anche se lo spazio nello stomaco è sempre di meno… un goccino di nebbiolo o barolo e il posto si trova.
Il dolce, si sa, non è obbligatorio, ma gli chef più sgamati sanno che è il loro messaggio di arrivederci con i clienti. Quindi non si può sbagliare, bisogna mantenere il livello delle portate. Ne ho visti passare di diversi, lo chef nota la mia curiosità (serve anche ai tavoli se c’è bisogno) e mi dice “questo è il mio tiramisù, non lo perda”. Non gli lascio il tempo di aggiungere altro che l’ho già ordinato al cameriere. Di fianco a me il mio commensale si lascia tentare dal cremino al gianduia, cioccolato e lamponi… una vera estasi. Io ve lo dico: obbligatorio andarci almeno una volta all’anno, prenotando in anticipo, ça va sans dire!
La guida Michelin ha scritto dell’Osteria dell’Arco: «Ottima accoglienza famigliare con una lunga serie di piatti della tradizione – schietti e di grande sapore – in questo locale del centro affacciato su un cortile interno. Medesima gioviale gestione del Boccondivino di Bra dove nacque Slowfood, conosciutissimo e frequentatissimo, prenotare è sempre una buona opzione». Come dire, meglio di così davvero è cosa rara.
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